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Beato Mariano Caballero Rubio Sacerdote e martire

23 luglio

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Alájar, Huelva, Spagna, 28 ottobre 1895 – Huelva, Spagna, 23 luglio 1936

Mariano Caballero Rubio nacque ad Alájar, presso Huelva, il 28 ottobre 1895. Già allievo del Seminario Generale e Pontificio di Comillas, a ventitrè anni fece domanda per entrare in quello di Siviglia. Ordinato sacerdote il 22 dicembre 1923, ebbe destinazioni in varie località della provincia di Huelva. Il suo ultimo incarico fu nella parrocchia di San Pietro a Huelva, dove lo colse la guerra civile spagnola. Rifugiatosi in una famiglia di Punta Umbría, non lontano da Huelva, venne catturato la mattina del 22 luglio. Venuta la sera, fu condotto da una folla armata su di una lancia, su cui fu imbarcato anche il coadiutore di Cartaya. Tuttavia, nel momento in cui don Mariano stava per salire su di un taxi che l’avrebbe condotto in carcere, un giovane gli sparò alla spalla, mentre l’altro sacerdote riuscì a evitare di essere a sua volta ferito da un altro giovane. Condotto al pronto soccorso, don Mariano apparve consapevole di essere prossimo alla morte, che sopraggiunse per emorragia il 23 luglio 1936, all’ospedale di Huelva; aveva quarantotto anni. Incluso nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, morti durante la medesima persecuzione, fu beatificato il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Santa Maria della Sede a Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica dell’intero gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.



Mariano Caballero Rubio nacque ad Alájar, presso Huelva, il 28 ottobre 1895, figlio di José Caballero Barbudo, negoziante, e María Belén Rubio Pérez. Fu battezzato due giorni dopo la nascita, nella chiesa parrocchiale, l’unica della cittadina, di San Marco Evangelista; ricevette i nomi di Mariano, Juan e Simón.
Il 27 novembre 1918, ventitreenne, fece domanda per entrare come allievo interno nel Seminario di Siviglia. Aveva alle spalle gli studi liceali compiuti nel Seminario Generale e Pontificio di Comillas, nel quale, stando al certificato che accluse alla lettera di ammissione, aveva osservato una buona condotta morale, religiosa e di disciplina. Concluse gli studi nel 1924, quand’era al quinto anno di Teologia.
Fu ordinato sacerdote il 22 dicembre 1923, a ventott’anni. Svolse tutti i suoi incarichi nella provincia di Huelva. Nel marzo 1924 fu nominato economo della parrocchia di Sant’Antonio Abate a Carboneras e cappellano delle monache Domenicane di Aracena.
Nel giugno 1928 si trovava nella parrocchia di San Giovanni Battista a Linares de la Sierra, ma una malattia gastrica l’obbligò a frequenti permessi per rimettersi in salute. Per questa ragione chiese un trasferimento al cardinal Eustaquio Ilundáin y Esteban, arcivescovo di Siviglia, il quale lo nominò, nel marzo 1930, coadiutore (ossia viceparroco) della parrocchia dell’Immacolata Concezione di Huelva. Nel maggio 1934 divenne coadiutore della parrocchia di San Pietro, sempre a Huelva.
Anche in quella città, però, si respirava un ambiente radicalmente antireligioso. I fatti del maggio 1931, che avevano condotto all’incendio di chiese e conventi a Madrid, Barcellona, Malaga e Siviglia, tenevano col fiato sospeso l’arciprete di Huelva.
Per prudenza e dietro consiglio anche di persone ostili alla Chiesa, furono obbligate a lasciare i rispettivi conventi le monache agostiniane, le Teresiane, le Adoratrici e le Sorelle della Croce, che vennero ospitate da famiglie amiche e senz’abito, quante di esse lo avevano. Accadde lo stesso ai padri Agostiniani di Siviglia, dispersi in paesi vicini.
Perfino la Guardia Civile, ossia la polizia regolare, venne coinvolta per difendere la parrocchia della Concezione. Gli eventi più gravi si verificarono però nella chiesa del Sacro Cuore, invasa dalla folla, che obbligò il sacerdote a ritirare la pisside. Quando i rivoltosi lo videro allontanarsi con qualcosa di nascosto, lo inseguirono fino a strappargli la veste, ma così lui riuscì a scappare.
Un ordine governativo segnalò che tutti gli edifici religiosi dovessero essere adibiti a scuole laiche. Nei primi giorni di luglio 1936, vennero saccheggiati e incendiati molti edifici religiosi, chiese e conventi, sia nella città di Huelva, sia in cittadine come Trigueros, Beas, San Juan del Puerto, Cartaya e altre.
La parrocchia di San Pietro a Huelva non scampò: il 21 luglio 1936, tre giorni dopo la guerra civile, venne saccheggiata; i suoi beni vennero bruciati sulla pubblica via. Tutto il clero locale, così come le comunità religiose, cercò rifugio tra amici e conoscenti.
Don Mariano, che si era rifugiato in una famiglia di Punta Umbría, non lontano da Huelva, venne catturato la mattina del 22 luglio. Venuta la sera, fu condotto da una folla armata su di una lancia, su cui fu imbarcato anche il coadiutore di Cartaya.
L’imbarcazione giunse al porto di Huelva, ma lì, nel momento in cui don Mariano stava per salire su di un taxi che l’avrebbe condotto in carcere, un giovane gli sparò alla spalla. L’altro sacerdote riuscì a evitare di essere a sua volta ferito da un altro giovane.
Condotto al pronto soccorso, dopo le prime cure, fu condotto all’ospedale. In ogni istante appariva rassegnato e consapevole di essere prossimo alla morte. Chiese con insistenza un sacerdote, ma non gli venne concesso. Morì quindi, a causa dell’emorragia, alle prime ore del 23 luglio 1936, a quarantotto anni.
Fu sepolto nel cimitero di Huelva. Nel 1938 fu posta in suo ricordo una lapide nella parrocchia di San Pietro a Huelva.
Don Mariano, incluso nella causa di beatificazione e canonizzazione capeggiata da don Manuel González-Serna Rodríguez, che comprendeva in tutto venti martiri della diocesi di Siviglia, morti durante la medesima persecuzione, fu beatificato il 18 novembre 2023 nella cattedrale di Santa Maria della Sede a Siviglia, sotto il pontificato di papa Francesco. La memoria liturgica dell’intero gruppo ricorre il 6 novembre, giorno in cui le diocesi spagnole ricordano i loro Martiri del ventesimo secolo.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2023-11-19

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