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Mayra Alejandra Alcívar Vega Vergine

Testimoni

Chone, Ecuador, 1° ottobre, 1994 - Playa Prieta, Ecuador, 16 aprile 2016

Il 16 aprile 2016 c’è stato un forte terremoto nella regione del Manabí (Ecuador), dove le Serve del Focolare della Madre avevano una comunità. La casa è crollata completamente, portando alla morte tra le macerie di una suora professa, Sr. Clare Crockett, e cinque ragazze che si trovavano nelle prime tappe della loro formazione come Serve: Jazmina, Mayra, Maria Augusta, Valeria e Catalina. Mayra era molto coraggiosa nel dare testimonianza e nel difendere la sua fede. Non le importava ciò che diceva la gente: se lei sapeva che doveva fare qualcosa, perché capiva che Dio lo voleva, allora lo faceva immediatamente.



Mayra Alejandra Alcívar Vega nacque il 1º ottobre 1994 a Chone (Manabí, Ecuador). I suoi genitori si chiamano Quirino e Aracely. Aveva un sorella di diciassette anni che si chiama Wendy.
Abitava nel quartiere “El Vergel” di Chone, dove conobbe una vicina che divenne la sua migliore amica e la sua compagna inseparabile: Jazmina Castro. Assieme giocavano da bambine, assieme crebbero, assieme conobbero il Signore nell’entrare in contatto con il Focolare della Madre. Qualche tempo dopo scoprirono la loro vocazione come Serve del Focolare della Madre, e la prima a rispondere fu proprio Mayra. E assieme morirono nel terremoto del 16 aprile 2016, sotto le macerie della nostra scuola “Unità Educativa Sacra Famiglia”.
Mayra era una ragazza attraente. Da ragazzina si presentò persino ad alcuni concorsi di bellezza nella sua scuola. Era piena di qualità a livello umano. Wendy, sua sorella minore, soggiunge: “Voleva sempre partecipare a tutti i balli”. Le piaceva moltissimo ballare e lo faceva molto bene. Aveva molta grazia nei balli del Manabí, che si fanno con quelle gonne a volant lunghe e molto ampie. Le suore di Chone ricordano: “Ormai convertita, usava questo dono del ballo per l’apostolato. Preparava coreografie nei campi estivi e negli incontri, con canzoni cristiane, per fare dei balli sani. Le ragazze la seguivano con molta gioia”. Sua sorella ci continua a raccontare: “Un’altra cosa che le piaceva molto era giocare a calcio. E lo faceva piuttosto bene. Giocava in modo durissimo. Era una grande lottatrice, anche in campo. Era una buona attaccante e faceva molti goal. Non le piaceva perdere”. Era anche una buona studentessa. Lo dimostrò prima nella scuola “Río Chone”, poi nella Scuola UNE e infine all’Università.
La sua amica, Gema Vergara, dice di lei: “Era una ragazza piena di brio, ancor più quando entrò come candidata, ancora di più”. In effetti, quando Dio entra nella vita di una persona, entra migliorando quella persona, tirando fuori da essa il meglio, entra perfezionando, dando pienezza.
Con la sua inseparabile Jazmina, arrivò alle riunioni del gruppo di giovani del Focolare della Madre nel Natale del 2009. Lei stessa lo raccontò in una testimonianza che scrisse per la Rivista HM nel 2013: “Entrai nel Focolare perché lo sentii come una chiamata. Il Signore mi ha dato questa bellissima vocazione, e la Vergine ha voluto che faccia parte del Suo regalo. Anche se devo ammettere che all’inizio ciò che mi attrasse fu che, alla fine della riunione, giocavamo molto... Dio si serve di tutto”.
Di quella prima fase nel Focolare, Sr. Ruth Ibañez scrive: “La ricordo sempre con il sorriso sulle labbra, silenziosa. Ricordo di lei che era molto buona. Noi suore sempre commentavamo quanto era buona”. E Sr. Gema Díaz soggiunge: “Quando io la conobbi, Mayra aveva quattordici anni. Sempre mi diede l’impressione di essere molto sincera e retta nel momento di prendere decisioni nella sua vita”.
Mayra, come la sua amica Jazmina, era molto coraggiosa nel dare testimonianza e nel difendere la sua fede. Non le importava ciò che diceva la gente: se lei sapeva che doveva fare qualcosa, perché capiva che Dio lo voleva, allora lo faceva immediatamente. In effetti, Sr. Ruth commenta: “Affrontò sempre molte lotte per venire alla casa delle Serve, alle attività... Ma lei lottava per venire, con coraggio, e alla fine lo otteneva”. E Sr. Gema spiega: “Era una ragazza di una grande forza di volontà, cosicché cercava tutti i modi possibili per ottenere ciò che lei capiva dover fare. Non le importava lo sforzo che implicava”.
Mayra voleva un grandissimo bene alle suore e, siccome aveva un carattere forte, le difendeva con tutte le sue forze quando era necessario. Ce lo conferma Aura Cristina, che segnala: “Si irritava soprattutto se qualcuno parlava contro la sua fede e le sue suore”. Sr. Kelly Maria Pezo ricorda vari aneddoti che riflettono il carattere deciso di Mayra: “Lì, a Chone, l’ambiente tra i giovani non è molto sano. Infatti per strada le ragazze possono ricevere l’invito di un ragazzo a fare cose disoneste, senza che neanche si conoscano. Questo avvenne un giorno a Mayra quando stava camminando per strada. Era un po’ meno di un anno prima di entrare come aspirante. Ella sapeva già che aveva vocazione. Un ragazzo la guardò e le disse: ‘Vieni con me a fare una passeggiata?’. È un modo per invitare a fare cose brutte. E lei, con il fuoco che portava dentro e con la spavalderia propria di chi non sopporta questo tipo di osservazioni, gli rispose: ‘Fai una passeggiata col tuo cane, perché io ha già un padrone’. Sappiamo che il padrone a cui si riferiva lei era Gesù, il suo Buon Pastore”. A Mayra piaceva molto un’immagine nella quale si rappresenta Gesù vestito da Buon Pastore. Sr. Kelly Maria aggiunge: “Rimasi molto impressionata quando abbiamo saputo che era morta, visto che era proprio la domenica del Buon Pastore”.
In un’altra occasione, Jazmina e Mayra andavano verso la casa delle suore per pregare il Rosario. Le aggredirono dei ragazzi che le minacciarono con dei coltelli per rubare i loro cellulari. Mayra non si intimorì ma si oppose loro, mentre Jazmina moriva dalla paura ed era capace solo di pensare che lei non era pronta per morire. Alla fine portarono via il cellulare nuovo di Jazmina ma non trovarono quello di Mayra. “Chiamarono la polizia che arrivò subito. Mayra disse che sarebbe salita sulla macchina della polizia per andare alla ricerca del ladro perché lo avrebbe riconosciuto. Jazmina non usciva dal suo stupore e diceva: ‘Un giorno ci ammazzeranno, perché questa bambina non ha paura di nulla’”.
Aura Cristina continua a dire: “Era molto allegra. Trascorreva molto tempo in casa delle suore aiutando in tutto quanto poteva”. Sr. Gema Díaz lo conferma: “Era una ragazza molto disponibile, sempre disposta a fare tutto quanto le si chiedeva, ancora di più se glielo chiedevano le suore. Aveva anche una gioia traboccante che contagiava chi stava con lei”. Gema Vergara, che studiò nella stessa scuola di Mayra, Jazmina e Maria Augusta, ricorda: “Erano molto allegre e divertenti. Man mano che trascorrevano gli anni le si vedeva sempre più pronte a donarsi, anche se con molta paura di accettare ciò che Dio stava chiedendo ad ognuna”.
Nel novembre del 2012 il gruppo dei giovani del Focolare organizzò un pellegrinaggio al Santuario di Olón. Per Mayra fu un momento di grazia molto speciale nel quale ricevette molta luce per comprendere qual era la volontà del Signore nei suoi confronti. A Mayra piaceva molto ricordare il momento in cui scoprì la sua vocazione di Serva. Fu nel Santuario della Rosa Mistica a Olón – Sant’Elena. Abbozzava un sorriso enorme quando lo raccontava. Le piaceva molto andare in quel luogo”.
Nel 2013 iniziò i suoi studi di Ingegneria in Marketing, a Chone, presso l’Università ULEAM. Parallelamente, la sua amica Jazmina si iscrisse a Ingegneria di Sistemi. Mayra fu testimone di come la sua amica, a causa delle cattive amicizie, si allontanava pericolosamente dal Signore. Essendo amiche così intime, sarebbe sembrato normale che Mayra seguisse le orme di Jazmina. Ma non fu così, Mayra si mantenne salda e fedele nel Signore. Soffrì molto, questo sì, perché rimase da sola. Poté portare a termine ciò che aveva scritto mesi addietro: “Il Focolare mi ha aiutato a superare le mie debolezze, ad avere la forza per lottare contro di esse, a riconoscere la mia miseria e a sforzarmi di essere fedele ogni giorno. In definitiva, a voler condurre una vita guidata da Dio e dalla Vergine Maria”. Malgrado la grande amicizia che la univa a Jazmina, Mayra dimostrò che aveva una personalità propria, che era capace di prendere le sue decisioni e di fare i passi che il Signore le chiedeva, senza dipendere da nessuno.
La sua esperienza in Università le servì per poter aiutare le ragazze più giovani del gruppo del Focolare della Madre. Maria Cristina Pinargote racconta: “Ci incoraggiava sempre ad essere buone. Ci diceva che quando saremmo andate all’università dovevamo essere molto forti, perché lì avremmo trovato un ambiente molto cattivo. Ci incoraggiava a essere forti per non cadere in quegli ambienti. Questo lo raccontava con molta tristezza e pena. Ce lo diceva perché ci voleva bene”. Cercò anche di aiutare sua sorella minore. Wendy ricorda: “Mi rimproverava moltissimo perché non andavo al gruppo la domenica. Mi incoraggiava a non lasciarlo perché altrimenti mi sarei persa. Insisteva molto sul fatto che dovevo lottare, e che non dovevo mai smettere di lottare, perché altrimenti mi avrebbe vinto il demonio”. Il suo amore per il Signore e per le anime fu evidente in qualcosa che avvenne nel campo di quest’anno: “Un pomeriggio stavamo parlando nella riunione per squadre. Ricordo che Mayra disse che non capiva come molte persone si siano completamente dimenticate del Signore e dicano che sono felici... Iniziò a piangere e diceva: ‘Ma Lui ha sofferto molto... Ha dato la Sua vita per ognuno di noi. E ci dimentichiamo di Lui senza rendercene neanche conto’. La colpiva molto il rendersi conto che molti di noi dimenticano chi ci ha creati”.
Aveva polso con le ragazze ed era una buona educatrice. Una ragazza racconta: “Mayra fu la mia caposquadra nel campo di quest’anno, e mi insegnò molte cose. Ci diceva sempre che potevamo dare di più, che anche se dicevamo che avevamo già dato tutto, lei sapeva che potevamo dare di più, molto di più”. Un’altra partecipante al campo, Melina Flores de Valgas soggiunge: “Mayra fu la mia caposquadra e ringrazio molto il Signore, perché mi aiutò moltissimo a viverlo bene. Devo confessare che il campo precedente non l’avevo vissuto bene. Il suo amore e la sua donazione per ogni anima era impressionante”. E Carolina Aveiga scrive: “Conoscere Mayra fu veramente cruciale per me. Fu colei che mi accolse e che mi incoraggiava quando io stavo cercando di tornare a Dio. La ricordo sempre ad incoraggiarmi quando io ormai non ce la facevo più. Se un giorno non andavo alla casa delle suore ella, assieme a Jazmina, mi chiamava per chiedermi perché non ero andata, e mi incoraggiava ad andarvi. Quando mi voleva dire qualcosa, solamente mi guardava e potevo già saperlo. Una volta mi disse: ‘Bambina mia (così era solita chiamarmi), non tralasciare mai l’orazione perché è quella che ti darà la forza per sopportare tutto. Sei chiamata a cose grandi. Devi essere forte e fare molto apostolato. Coraggio, molto coraggio perché ti voglio vedere bene”.
Il giorno della sua Cresima fu un giorno molto speciale per lei. Lo stesso giorno ricevevano la Cresima tre ragazze del Focolare della Madre, e le suore curarono molto la preparazione sia delle ragazze che ricevevano la Cresima sia delle loro madrine, che pure erano ragazze del Focolare. Ogni ragazza con la sua madrina, ebbe un giorno di ritiro. Mayra riconosceva che quel ritiro era stato fondamentale per arrivare ben preparata e pienamente cosciente alla cerimonia della Cresima. Le sue amiche ricordano: “Durante la cerimonia della sua Cresima scoppiò a piangere. Quando il sacerdote pronunciò il suo nome per ungerla con il Santo Crisma, ella sentì che in quel momento le veniva concessa la forza per tutto ciò che le veniva chiesto: per difendere la sua fede, per donarsi completamente a Dio... E questo con molta gioia!”.
Le settimane che precedettero la sua entrata come Serva del Focolare della Madre furono contrassegnate da lotte molto forti. Alle tentazioni normali si unì il pensare seriamente di iniziare una relazione con un ragazzo. Le suore stavano organizzando una nuova spedizione missionaria al Puyo, per evangelizzare i villaggi degli indios Shuar. A Mayra piaceva moltissimo il Puyo. Infatti, dopo il suo primo viaggio, non si stancava di ripetere che era una grazia enorme che Dio avesse scelto proprio lei come Suo strumento per portare il Suo amore agli Shuar.
Ma quella volta il viaggio coincideva con il suo compleanno, e le costava trascorrere quel giorno lontano dalla sua famiglia e lontano da Chone. Infine prese la decisione di andare al Puyo e dovette confessare che quel compleanno era stato il miglior compleanno della sua vita, che era stato un giorno di autentica gioia. Sr. Kelly Maria ricorda: “Nel tornare, trionfò in lei la volontà di Dio e, ben poco tempo dopo, fece il passo di entrare come aspirante. Fece il passo con una generosità e una donazione ammirevoli. Il giorno della sua entrata tutte noi che la conoscevamo eravamo stupitissime di quanto contenta fosse Mayra. Saltava persino dalla gioia”. Persino Jazmina, che la conosceva molto bene, commentava impressionata: ‘Non ho mai visto Mayra così felice’”. Gema Vergara è d’accordo nell’affermare: “Il giorno in cui Mayra entrò come aspirante irradiava una gioia che nessuno le poteva togliere. Era completamente trasformata. Fu molto perseverante in tutto ciò che il Signore le chiese, fedele in tutto. Si notava che era completamente innamorata del Signore e di nostra Madre”.
Entrò come aspirante il 19 ottobre 2014 nella cappella della casa delle Serve del Focolare della Madre a Chone. Da quando entrò, le risultò chiaro che doveva donare tutto a Dio senza riservare nulla per sé. Poco tempo dopo, il 1º gennaio 2015, entrò come candidata. Anche quel giorno era evidente la sua gioia. Dopo essere entrata come candidata, si trasferì a vivere nella Residenza per ragazze del Focolare della Madre a Portoviejo. Lì si iscrisse all’Istituto Superiore in Educazione Religiosa e Valori San Pietro, nella Facoltà di Promozione Sociale.
Durante la Settimana Santa del 2015, la sua amica Gema Vergara le chiese se era felice, anche se era evidente che lo era, e molto! Mayra le confessò: “Sono molto felice, perché adesso posso dire con certezza che ho fatto la volontà di Dio. Ho lasciato da parte le mie paure e mi sono decisa per il meglio. Non sai quanto darei perché il tempo passi più rapidamente e poter fare i voti perpetui e morire come Serva, dando tutto per Lui”. E poi aggiunse: “Coraggio, Gemita, Dio ti ama e aspetta una tua risposta. Mi pento di aver lasciato passare tanto tempo negando la mia vita al Signore. Ma sono felice, perché nelle piccole cose quotidiane possiamo offrire molto a Lui che tanto soffre per te e per me”.
Mayra concretizzava i suoi desideri di donazione in un grande spirito di carità e di sacrificio che non passava inavvertito a coloro che la conoscevano. Aura Cristina lo descrive così: “Per qualche tempo vissi con lei nella Residenza per studentesse, e aveva molta carità verso tutte le ragazze. Ci aiutava a lavare, non mangiava mai nulla senza offrirlo prima alle altre, aveva un grande spirito di sacrificio. Ricordo una Quaresima nella quale aveva deciso di dormire per terra per accompagnare Gesù nella Sua sofferenza”.
E Gema Vergara racconta: “Sorrideva sempre, anche se qualcosa le costava. Io notavo che sempre faceva piccole cose o sacrifici con vero amore verso Dio. Tutto faceva per Dio e per nostra Madre. Veramente mi inspirava ad essere santa, ad amare senza aspettarsi nulla in cambio, a donarmi sul serio ai progetti di Dio”.
Anche nel Puyo era evidente la sua donazione e il suo spirito di sacrificio. Sr. Gema Díaz ricorda un’occasione in cui era con Mayra nel gruppo che arrivò fino a Yampís, il villaggio più lontano dalla civilizzazione. Per raggiungerlo bisogna camminare di buon passo attraverso la foresta per più di otto ore: “È un cammino molto duro e nel quale non ti puoi fermare molto tempo a riposare o a contemplare il paesaggio. La foresta è pericolosa, e ancora di più se scende la notte. Per questo dovevamo camminare quasi ininterrottamente”. Nell’ultima parte della strada, avanzavano attraverso un vero e proprio lago di fango che rendeva molto difficile l’avanzare dei missionari: “Arrivò un punto, ormai quasi alla fine della strada, in cui io fisicamente ormai non ce la facevo più. Le mie gambe quasi non sopportavano neanche il mio peso e mi risultava difficilissimo muovere i piedi per fare ogni passo. In quest’ultimo tratto avanzavamo attraverso una laguna di fango e bisognava fare un grande sforzo per tirare fuori il piede e continuare a camminare. Ogni passo richiedeva un grande sforzo. Ci aiutavamo con i rami del cammino per poter uscire dal pantano. Mayra spesso riusciva ad avanzare come se non facesse sforzo, mentre io rimanevo lì bloccata perché il fango risucchiava il mio stivale e non riuscivo a uscire. Siccome lei sapeva già che mi succedeva questo, era sempre attenta a prestarmi il suo braccio per aiutarmi a uscire dal buco. E diceva con simpatia: ‘Suora, io sono il suo rametto’. Credo che se sono arrivata sino alla fine, andata e ritorno, fu grazie a questo “ramo” che instancabilmente mi offrì il suo aiuto, fino a quando arrivammo”.
Potrebbe sembrare che Mayra avesse questa disposizione di essere attenta agli altri perché stava benissimo fisicamente. Ma Sr. Gema ci rivela un dettaglio che conferma lo spirito di sacrificio di Mayra e la sua capacità di donazione e di dimenticarsi di se stessa: “Lungo la strada io le chiedevo ogni tanto se andava bene. Ella sempre rispondeva: Sì, io vado bene. Ormai quasi all’arrivo continuava a dire: Sì, vado bene... Anche se questa volta soggiunse: ‘Solo sembra che lo stivale mi schiacci un po’ l’alluce’. Infine, quando arrivammo, e potemmo toglierci gli stivali, mi mostrò il suo alluce e aveva l’unghia viola. ‘Mi fa un po’ male’, disse. Pochi giorni dopo, ormai tornata a casa sua, la volta successiva in cui ci vedemmo, mi disse: ‘Suora, mi è caduta l’unghia’”. Doveva farle piuttosto male quel dito, ma nel villaggio Shuar nascose il suo dolore tanto che sembrava che non fosse niente di che. Le suore la ricordano giocare con i bambini a calcio e a offrirsi per tutto ciò che fosse necessario.
Mayra era innamorata del Signore e della sua vocazione di Serva del Focolare della Madre. Melina Flores de Valgas afferma: “Mayra era innamorata della sua vocazione. Sempre mi chiedevo perché le suore e le candidate sono così felici e, condividendo quei giorni di campo con Mayra, scoprii la risposta: sono felici perché hanno il Signore nella loro vita. Ogni volta che vedevo Mayra, sempre dicevo tra me e me: ‘Quanto è stata coraggiosa!’. Non mi dimenticherò mai quando mi disse: ‘Se tu ti doni e apri il tuo cuore e hai il Signore nella tua vita, sarai sempre felice’. Mayra lo diceva per esperienza personale.

Testimonianza di Marya
Ho 18 anni e a marzo del 2013 farò l’esame di ammissione all’università. Abito a Chone (Ecuador).
Conobbi il Focolare tre anni fa. Una ragazza del gruppo, Candi, che adesso è candidata, mi invitò ad assistere alle riunioni della domenica pomeriggio in casa delle Serve.
Entrai nel Focolare perché lo sentii come una chiamata. Il Signore mi ha dato questa bellissima vocazione, e la Vergine ha voluto che faccia parte del Suo regalo. Anche se devo ammettere che all’inizio ciò che mi attrasse fu che, alla fine della riunione, giocavamo molto... Dio si serve di tutto.
Il Focolare mi ha aiutato a superare le mie debolezze, ad avere forza per lottare contro di esse, a riconoscere la mia miseria e a sforzarmi nell’essere fedele ogni giorno. In definitiva, a voler condurre una vita guidata da Dio e dalla Vergine Maria.
Desidero dire ai giovani che non si allontanino mai dal Signore. Guarda la Croce, è stato per te e per me, per salvarci. Lo fece per amore, e adesso ci chiede che Gli rispondiamo allo stesso modo: “Rinnega te stesso, prendi la croce di ogni giorno e seguiMi”. Che Maria Vergine sia sempre tua Madre, il tuo Modello e la tua Maestra. Giovani, allegri in Cristo.


Fonte:
https://it.hermanaclare.com/it/

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Aggiunto/modificato il 2023-10-28

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