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Servo di Dio Kanteshwar Digal Catechista e martire

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Bujulimendi, India, 1° gennaio 1955 - Dakalpanga, India, 25 settembre 2008


I martiri di Kandhamal, i cristiani dell’Orissa uccisi nelle violenze dei fondamentalisti indù nell’estate del 2008, sono stati riconosciuti ufficialmente come servi di Dio, il primo passo verso la loro beatificazione. Nei giorni scorsi l’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar - nel cui territorio si trova il distretto di Kandhamal - ha ricevuto dal nunzio apostolico in India, mons. Leopoldo Girelli, una lettera in cui viene comunicato ufficialmente che il dicastero vaticano per le Cause dei santi ha emesso il “nihil obstat” per il processo di beatificazione di Kanteshwar Digal e i suoi 34 compagni martiri di Kandhamal. Si tratta dell’atto formale che dichiara formalmente aperta l’indagine sulla santità; da questo momento – dunque – le persone in questione assumono il titolo di servo di Dio.
Ora dunque spetta all’arcidiocesi avviare il processo canonico raccogliendo le testimonianze su cui poi sarà il dicastero delle Cause dei santi in Vaticano a pronunciarsi. E se l’esito finale sarà positivo il papa potrà autorizzare a promulgare il decreto sul martirio, che porterà alla beatificazione.
L’autorizzazione giunta dal Vaticano è un atto molto importante per la Chiesa dell’India, che ricorda i fatti dell’Orissa di 15 anni fa come la più terribile persecuzione anti-cristiana degli ultimi anni. Violenze gravissime in cui alle uccisioni nel distretto di Kandhamal si sommarono anche incendi di chiese, devastazioni, centinaia di persone costrette a trovare rifugio nella foresta per sfuggire ai raid dei fanatici istigati dai nazionalisti indù. La causa di beatificazione viene legata al nome di Kanteshwar Digal, un laico padre di famiglia, catechista nella parrocchia di Sankarakhole, ucciso all’età di 53 anni il 25 settembre 2008.
“Per chi come me rimase coinvolto in prima persona in questi fatti – commenta ad AsiaNews l’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar mons. John Barwa - è una grande notizia. Per il mio popolo sarà una grande spinta, ci aiuterà a riconoscerci in comunione con tutta la Chiesa. Tra l’altro giunge proprio nell’anno in cui staiamo celebrando il giubileo d'oro della diocesi. Sentire che un tuo fratello e una tua sorella sono riconosciuti da tutta la Chiesa del mondo, è qualcosa di grande. Sapere che Kandhamal non è dimenticato, che Dio li ascolta, che anche attraverso il martirio Dio è con loro”.
Oggi la persecuzione aperta non c’è più in Orissa, ma le ferite del passato restano comunque aperte: “Come cristiani abbiamo ricevuto solo una parte dei risarcimenti. Proprio il giorno prima della morte dell'arcivescovo Cheenath, il mio predecessore che guidava la nostra Chiesa in quegli anni così difficili, abbiamo vinto una causa di interesse pubblico. Tuttavia, c'è sempre qualcuno che dice di non aver ricevuto nulla”. Ma a prevalere su tutto oggi è la gioia perché “la Chiesa di Kandhamal è stata riconosciuta nella sua testimonianza di fede”.
Gioia per la notizia del passo compiuto dal dicastero per le Cause dei santi è stata espressa anche dal card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, che in questi giorni si trova proprio a Roma per il Sinodo. Nel 2017 era stato lui a incoraggiare la Chiesa locale dell’Orissa a promuovere la causa di beatificazione, con il sostegno dell’allora prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, il card. Fernando Filoni.
 


Autore:
Nirmala Carvalho


Fonte:
www.asianews.it

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Aggiunto/modificato il 2024-02-11

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