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Sant' Ignazio Patriarca di Costantinopoli

23 ottobre

m. 23 ottobre 877

Martirologio Romano: A Costantinopoli, sant’Ignazio, vescovo, che, reso oggetto di molti oltraggi da parte dell’imperatore Barda, al quale aveva rimproverato di aver ripudiato la moglie, fu mandato in esilio, ma, richiamato dal papa san Nicola I, riposò infine in pace.


Ignazio, il cui nome di battesimo era Niceta, discendeva da famiglia nobile: figlio minore dell'imperatore d'Oriente Michele I, era anche, da parte di madre, nipote di un altro imperatore, Niceforo I. Quando il padre fu deposto (813), egli e suo fratello vennero mutilati e rinchiusi in un convento: Niceta si fece monaco e prese il nome di Ignazio. Eletto poi abate del suo monastero, nell'846 divenne patriarca di Costantinopoli. Uomo pio ma di temperamento piuttosto tirannico, mise uno zelo nella riforma della Chiesa e nella disputa sul culto delle immagini che gli creò molti nemici e lo costrinse a una vita sempre piena di conflitti.
Nell'848 egli depose un arcivescovo sgradito (Gregorio Asbestas di Siracusa), ma non riuscì a ottenere in questo il necessario appoggio di Roma e anzi scoprì anche che si stava formando a corte un partito anti-ignaziano. I rapporti con i vertici dello stato si rovinarono progressivamente finché, nell'857, Ignazio rifiutò pubblicamente la comunione al reggente Bardas, zio del sedicenne imperatore Michele III, colpevole di incesto. Bardas persuase l'imperatore a far allontanare Ignazio: furono inventate accuse contro il patriarca ed egli fu deposto ed esiliato. Forse fu il vescovo stesso a dimettersi e, sebbene i dettagli della vicenda non siano del tutto chiari, potrebbe anche essere stata nelle intenzioni una misura temporanea, ma in ogni caso ciò fu sufficiente a Bardas per sostituire Ignazio con il suo segretario Fozio. Il nuovo patriarca, facendosi consacrare da Gregorio di Siracusa, si mise subito in aperto contrasto con Ignazio e si aprì un'epoca di dure lotte. Fozio era per molti versi un candidato ideale, assai istruito, religioso e molto capace come amministratore, ma ebbe la colpa di lasciarsi manovrare dalla fazione di corte, desiderosa non solo di vendicarsi di Ignazio, ma ancor più di confermare la propria autorità sulla Chiesa, indebolendo, in particolare, la posizione dei rigoristi che volevano una Chiesa totalmente indipendente dallo Stato.
Dal contrasto tra Fozio e Ignazio nacque il cosiddetto scisma foziano tra Costantinopoli e Roma (tradizionalmente considerato in Occidente come un tentativo del patriarca di ottenere l'indipendenza completa dal papa, è storicamente più spiegabile come una lotta di potere all'interno della Chiesa stessa d'Oriente). Entrambe le parti si appellarono a papa Niccolò I che incaricò alcuni suoi inviati di investigare sull'intera faccenda; essi tuttavia, oltrepassando i limiti del mandato, presero parte a un sinodo a Costantinopoli che condannò e depose Ignazio. Da Roma il papa dichiarò nulla la sentenza e, convocato un concilio romano nell'863, reintegrò nel patriarcato Ignazio e depose Fozio e tutti quelli nominati da lui. Un esito effettivo di tale decreto non si vide e anzi sorse un ulteriore motivo di contesa, quando dei predicatori latini furono mandati in Bulgaria: i nuovi battezzati sarebbero stati sotto l'obbedienza del papa, da cui dipendevano i missionari, o del patriarca, che storicamente aveva la responsabilità di quelle terre? L'atmosfera era incandescente e nell'867 un concilio a Costantinopoli depose e scomunicò il papa.
Ma ecco nuovi repentini sconvolgimenti alle porte: Basilio il Macedone, dopo essere salito al trono assassinando Michele III, reintegrò Ignazio al posto di Fozio e infine, almeno per quanto ci riguarda, il IV concilio di Costantinopoli (869-870, ottavo concilio ecumenico della Chiesa) scomunicò Fozio, ripristinando ufficialmente Ignazio come patriarca.
Ripresi i propri compiti con invariato zelo ed energia, anche se non sempre con prudenza, Ignazio incoraggiò il principe Boris di Bulgaria a espellere sacerdoti e vescovi latini dai propri territori e sostituirli con greci inviati da lui stesso; nell'870 consacrò un arcivescovo e dei vescovi per le sedi bulgare e papa Giovanni VIII lo minacciò di scomunica. Nell'877 giunsero nella città imperiale i delegati papali con un ultimatum, ma scoprirono che Ignazio era già morto, il 23 ottobre, nel monastero dei Santi Arcangeli costruito dal patriarca stesso. Gli succedette allora Fozio, e proprio lui, che ne era stato tanto nemico, lo canonizzò, mentre un altro concilio di Costantinopoli, tenutosi nell'879-880 e al quale parteciparono anche delegati papali, revocava, a quanto sembra, la sentenza del precedente.
L'indubbia santità personale di Ignazio, il suo coraggio nel rimproverare l'immoralità nelle alte sfere e la sua pazienza durante la persecuzione sono le qualità che fanno di lui un santo. Nella Chiesa d'Oriente è venerato insieme a Fozio, sebbene i due uomini siano stati in vita grandi avversari su importanti questioni di principio. Resoconti precedenti che consideravano questa opposizione come una semplice risonanza di controversie tra Oriente e Occidente non sono a tutt'oggi da ritenersi più validi.

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Aggiunto/modificato il 2010-10-28

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