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Beata Maria Cristina di Savoia Regina delle Due Sicilie

31 gennaio

Cagliari, 14 novembre 1812 - Napoli, 31 gennaio 1836

Maria Cristina di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa d’Asburgo, ricevette dai pii genitori una solida formazione cristiana. Nel 1832 sposò Ferdinando II, re delle Due Sicilie, e nel duplice stato di moglie e di regina fu modello luminoso di ogni virtù. Vera madre dei poveri, seppe farsi carico delle sofferenze del suo popolo, per la cui promozione ideò ardite opere sociali. Morì ancora giovane, dopo aver dato alla luce il primogenito Francesco, tra l’unanime compianto della famiglia reale e del popolo napoletano. È stata beatificata il 25 gennaio 2014 a Napoli, nella Basilica di Santa Chiara, dove il suo corpo era stato sepolto. La sua memoria liturgica, per la diocesi di Napoli, cade il 31 gennaio, giorno della sua nascita al Cielo.



Infanzia e prima educazione

Maria Cristina nacque a Cagliari il 14 novembre 1812, mentre i genitori, Vittorio Emanuele I di Savoia e Maria Teresa d’Asburgo Lorena, erano in esilio. Fu subito consacrata alla Madonna dalla regina sua madre, consacrazione che fu poi rinnovata da Maria Cristina stessa, appena fu in grado d’intendere e volere.
Nel 1815 le quattro principesse, Maria Beatrice, le gemelle Marianna e Maria Teresa e Maria Cristina raggiunsero Torino insieme alla madre, dove il re aveva fatto ritorno un anno prima, essendo mutate le condizioni politiche. Le principesse crescevano a corte in un ambiente molto religioso, guidate dalla regina e dal padre confessore, l’olivetano Giovan Battista Terzi. Maria Cristina, come le sorelle, si formò una cultura consona ad una principessa, unita a una spiritualità profonda.

L’esilio a Nizza e la residenza a Genova
Quando ebbe nove anni, suo padre, re Vittorio Emanuele I, dovette rinunciare al trono: dopo un periodo d’esilio a Nizza, si stabilì con tutta la famiglia a Moncalieri, dove morì dopo tre anni, nel 1824.
Nei due anni successivi, Maria Cristina partecipò insieme alla madre ed alla sorella Marianna ai riti d’apertura del Giubileo del 1825 a Roma. Al ritorno si stabilì a Genova, riducendo le sue attività alla formazione e alla conduzione della casa. Quand’ebbe vent’anni le morì anche la madre: suo unico conforto rimase padre Terzi.

Sposa per ragion di Stato
Ritornò a Torino per disposizione del re Carlo Alberto, dove però le incomprensioni in cui si venne a trovare a corte la fecero molto soffrire. Lì sorse in lei il desiderio di diventare suora di clausura, ma il suo direttore spirituale la dissuase: sapeva infatti che Carlo Alberto che l’aveva destinata come sposa al re di Napoli Ferdinando II. Maria Cristina, dunque, lei accettò la richiesta di matrimonio e la ragion di Stato come volontà di Dio.
Il rito religioso avvenne a Genova il 21 novembre 1832, nel santuario di Maria SS. dell’Acqua Santa. Il 26 novembre, gli sposi s’imbarcarono per Napoli, dove giunsero il giorno 30: sotto una pioggia torrenziale, furono accolti da una folla festante ed entusiasta.

Una vita di preghiera e carità
Maria Cristina iniziò il suo regno accanto al ventiduenne Ferdinando, che già regnava da tre anni. A corte leggeva ogni giorno la Bibbia e l’Imitazione di Cristo e la sua religiosità fu ben presto conosciuta nel palazzo e dal popolo. Quando era per strada in carrozza e incontrava un sacerdote con il Viatico per qualche ammalato, faceva fermare la carrozza, scendeva e si inginocchiava a terra, anche nel fango delle strade di allora. Fece in modo che a tutti a corte potessero partecipare alla Messa nei giorni festivi.
La carità verso i bisognosi, l’occupò in pieno: si dice che padre Terzi avesse presso di sé un baule pieno di ricevute di chi aveva avuto un beneficio. Provvide, d’accordo con il re, che una parte del denaro destinato ai festeggiamenti per il loro matrimonio, venisse usato per dare una dote a 240 giovani spose e al riscatto di un buon numero di pegni depositati al Monte di Pietà.

L’attesa di un erede
Dopo tre anni di sposa, la mancanza di un figlio che non veniva, faceva molto soffrire Maria Cristina, che pregava incessantemente per questa ragione: finalmente, nel 1835, si accorse di aspettare un bambino.
Passò gli ultimi mesi di gravidanza nella reggia di Portici per stare più calma, ma aveva una sorta di presentimento. All’avvicinarsi del parto, scriveva alla sorella, duchessa di Lucca: «Questa vecchia va a Napoli per partorire e morire».

La morte
In effetti, il futuro re Francesco II nacque il 16 gennaio e già il 29 Maria Cristina era morente per complicazioni sopravvenute. Prendendo in braccio il tanto atteso eredee porgendolo al re suo marito, disse: «Tu ne risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui».
Il 31 gennaio 1836, in piena comunione con Dio, si addormentò per sempre fra la costernazione generale. Era poco più che ventitreenne ed era stata regina per appena tre anni.
I solenni funerali furono celebrati l’8 febbraio, ma il suo corpo rimase fino al 31 gennaio 1858 nella stanza dei depositi reali, insieme ai resti degli altri esponenti della famiglia dei Borboni. Le autorità ecclesiastiche, a fronte della fama di santità che già in vita aveva circondato la regina Maria Cristina, disposero la ricognizione del corpo e la sua traslazione nella cappella dedicata a san Tommaso Apostolo nella Basilica di Santa Chiara a Napoli.

Il processo di beatificazione
In seguito, anche per via delle grazie che il popolo di Napoli attribuiva alla sua intercessione, per la “Reginella santa” s’iniziarono le pratiche per la beatificazione. Il Cardinale arcivescovo di Napoli, il Venerabile Sisto Riario Sforza, nel 1852 avviò il Processo sulla fama di santità, virtù e miracoli. In seguito, con l’introduzione della Causa a opera del Beato papa Pio IX il 9 luglio 1859, iniziò la fase romana, ossia il Processo apostolico. Il 6 maggio 1937 papa Pio XI firmò il decreto con cui Maria Cristina veniva dichiarata Venerabile.
Tuttavia, negli anni seguenti, la causa subì un rallentamento a causa della seconda guerra mondiale, che causò anche il bombardamento di Napoli e la distruzione della chiesa e del monastero di Santa Chiara. In seguito, fu proclamata la Repubblica in Italia e re Umberto II di Savoia andò in esilio.
Nel 1958, in seguito ai lavori di restauro del complesso di Santa Chiara, fu disposta una ricognizione del corpo della Venerabile: fu trovato intatto e riconoscibile, nonostante il trascorrere del tempo e la situazione d’incuria in cui era stato rinvenuto. A quel punto, Umberto II domandò di riattivare la causa.
Uno sviluppo notevole si ebbe con la costituzione dei Convegni di Cultura Maria Cristina, che si resero nuova parte attrice della causa: a quel punto, venne nominato anche un nuovo postulatore.

Il miracolo per la beatificazione
Tra le numerose grazie attribuite all’intercessione della Venerabile Maria Cristina, venne presa in esame dal nuovo postulatore una della quale fu possibile rinvenire la documentazione processuale, conservata nell’Archivio della Postulazione generale dei Frati Minori.
Si trattava dell’asserita guarigione di Maria Vallarino, malata dal giugno 1866, da tumore maligno scirroso al secondo stadio alla mammella destra e tumore incipiente anche alla mammella sinistra. La datrice di lavoro della donna, la marchesa Antonia Carrega, la fece visitare da due specialisti di Genova, che le diedero diagnosi negativa.
Dopo aver rifiutato un’operazione che comunque non avrebbe risolto la situazione, Maria si affidò all’intercessione della regina Maria Cristina: ingerì un frammento di tessuto a lei appartenuto e invocò il Signore: «Gesù, o buon Gesù, glorificate questa vostra Serva». Il male regredì subito e, dopo una settimana, fu dichiarato scomparso. Maria Vallarino morì 39 anni dopo e non ebbe alcuna recidiva.

L’esame del miracolo e la beatificazione
La “Positio super miraculo”, che riportava i documenti dei processi svolti negli anni 1872-1888 presso la Curia di Genova, venne esaminata dai Medici nella Consulta del 29 ottobre 2009, dai Teologi nel Congresso del 26 maggio 2012 e infine dai Cardinali e Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi il 9 aprile 2013. Infine, il 2 maggio 2013, papa Francesco autorizzava la promulgazione del decreto che dichiarava miracolosa e ottenuta per intercessione della Venerabile Maria Cristina di Savoia la guarigione esaminata.
Il rito della beatificazione si è svolto il 25 gennaio 2014 nella Basilica di Santa Chiara a Napoli, presieduto dal cardinal Angelo Amato come delegato del Santo Padre. La memoria liturgica della nuova Beata è stata quindi fissata al 31 gennaio, il giorno esatto della sua nascita al Cielo.

PREGHIERA
O Dio, che hai ornato
di sollecita e sapiente carità
la beata Maria Cristina,
perché con la sua testimonianza
contribuisse all’edificazione del tuo regno,
concedi anche a noi, sul suo esempio,
di operare il bene
attingendo alla vera ricchezza del tuo amore.
Per sua intercessione ottienici la grazia . . .
che con fiducia invochiamo.
Per Cristo nostro Signore.

Autore: Antonio Borrelli ed Emilia Flocchini

 


 

Maria Cristina di Savoia era figlia di Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa d’Asburgo Lorena, è testimonianza di un profondo legame che esiste fra lei e il popolo del Sud, che fece suo. Ventiquattro anni appena di vita e tre anni di regno sono stati sufficienti per lasciare un’impronta indelebile nella storia: settentrionale per carattere e abitudini, è tuttora venerata come santa nel Mezzogiorno d’Italia.
Nacque il 14 novembre 1812 a Cagliari, dove Casa Savoia si trovava in esilio, essendo il Piemonte occupato dalle forze napoleoniche. Subito venne consacrata a Maria Santissima. Adolescente, dopo l’abdicazione del padre Vittorio Emanuele I a favore di Carlo Felice, il soggiorno a Nizza, il trasferimento a Moncalieri (dove il padre morì) e dopo una breve sosta a Modena, si stabilì con la madre e la sorella Maria Anna, che diverrà Imperatrice d’Austria, a Palazzo Tursi nella città di Genova. Tutte e tre nel 1825 decisero di recarsi a Roma per l’apertura dell’Anno Santo: la paterna benevolenza di Papa Leone XIII, la solennità delle sacre funzioni, la visita alle numerose chiese, ai tanti monasteri e alle catacombe fecero accrescere d’intensità la fede di Maria Cristina.
Appena ventenne, dopo la morte della madre, lasciò Genova, sola ed affranta, per volere di Re Carlo Alberto, che la invitò a raggiungere Torino. A sorreggerla e confortarla in tanto succedersi di lutti e distacchi, non le rimase che la sua salda e forte fede, così forte che avrebbe desiderato divenire monaca di clausura, ma Carlo Alberto, la Regina Maria Teresa di Toscana e l’entourage di Corte cercarono di dissuaderla, ricordandole le ragioni di Stato. Infine, il suo direttore spirituale, l’olivetano Giovan Battista Terzi, fece cadere ogni sua resistenza. Scriverà: «Ancora non capisco come io abbia potuto finire, col mio carattere, per cambiare parere e dire di sì; la cosa non si spiega altrimenti che col riconoscervi proprio la volontà di Dio, a cui niente è impossibile». Il 21 novembre 1832 nel Santuario di Nostra Signora dell’Acquasanta, presso Veltri, venne celebrato il matrimonio con Ferdinando II delle Due Sicilie. La Regina decise, in accordo con il Re, che una parte del denaro destinato ai festeggiamenti per le loro nozze fosse utilizzato per donare una dote a 240 spose e per riscattare un buon numero di pegni depositati al Monte di Pietà.
Il suo credo cattolico non fu un sentimento, ma un fatto di vita: ogni giorno assistette alla Santa Messa; non giunse mai al tramonto senza aver recitato il Rosario; suoi libri quotidiani furono la Bibbia e l’Imitazione di Cristo; partecipò intensamente agli esercizi spirituali; fermò la carrozza, ogni qual volta incontrasse il Santo Viatico per via e si inginocchiò anche quando vi fosse fango… in cappella tenne lungamente lo sguardo sul Tabernacolo per meglio concentrarsi su Colui ch’era padrone del suo cuore. Affidò la protezione della sua esistenza a Maria Santissima e donò il suo abito da sposa al Santuario di Santa Maria delle Grazie a Toledo, dove tuttora si conserva con venerazione.
Non si occupò del governo dello Stato, ma fu assai benefica la sua influenza sul marito, che con coraggio si oppose alle idee risorgimentali e liberali. «Cristina mi ha educato», soleva dire Ferdinando II, avvezzo all’uso di espressioni talvolta indecenti, ed ella divenne la sua preziosa consigliera, trasformandosi nel suo «Angelo», come egli stesso la chiamava. Maria Cristina ottenne per molti condannati a morte la grazia e fra questi persino Cesare Rosaròll, il quale cospirò per uccidere Ferdinando II.
Fu donna di intelligenza non comune, colta ed esperta in discipline come la fisica e la classificazione delle pietre preziose. Le eccezionali esperienze mistiche e di estasi arricchirono il suo profondo cammino spirituale. Inoltre la sua umiltà e la sua carità erano immense e conquistarono i napoletani: inviava denaro e biancheria, dava ricovero agli ammalati, un tetto ai diseredati, assegni di mantenimento a giovani in pericolo morale, sosteneva economicamente gli istituti religiosi e i laboratori professionali, togliendo dalla strada gli accattoni.
L’opera più grande legata al suo nome fu la «Colonia di San Leucio», con una legislazione ed uno statuto propri, dove le famiglie avevano casa, lavoro, una chiesa ed una scuola obbligatoria. L’attività produttiva era basata sulla lavorazione della seta che veniva esportata in tutta Europa.
Il 16 gennaio 1836 nacque Francesco II, l’ultimo Re di Napoli, che verrà detronizzato dalla nefasta e massonica impresa garibaldina. Ma il parto condusse alla morte la giovane Maria Cristina, morte che lei stessa aveva predetto e che accolse con rassegnazione, nella gioia di dare al mondo una nuova creatura di Dio. Era il 31 gennaio e le campane suonavano il mezzogiorno. Maria Cristina, con in braccio il tanto atteso Francesco, giunto dopo tre anni di matrimonio, lo porse al sovrano, affermando: «Tu ne risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui». Rivestita del manto regale, adagiata nell’urna ricoperta da un cristallo, venne trasportata nella Sala d’Erede per l’esposizione al pubblico. Per tre giorni il popolo sfilò in mesto pellegrinaggio per rivedere per l’ultima volta la «Reginella Santa», come ormai tutti la chiamavano. La salma venne tumulata nella Basilica di Santa Chiara (la stessa che accoglie le spoglie anche del carabiniere Salvo d’Acquisto), dove si trova tuttora. Subito si verificarono miracoli e grazie per sua intercessione. Pio IX nel 1859 firmò il decreto di introduzione della sua causa di beatificazione. Nel 1958 l’autorità ecclesiastica dispose una ricognizione del corpo della Venerabile e, nonostante i danni provocati dal tempo, dall’umidità e dall’incuria, esso risultò intatto.
Casa Savoia ha avuto, nel corso della sua storia, un continuo intreccio di rapporti con la Chiesa Cattolica, un costante interscambio, spesso proficuo e fecondo, fino ad arrivare al Risorgimento italiano, tempo storico in cui le forze laiciste e la violenta aggressione massonica ebbero la meglio sui legami che da sempre avevano saldato strettamente il trono sabaudo al trono di san Pietro. Tale legame non è da considerarsi esclusivamente di carattere istituzionale, legislativo e giurisdizionale, esso va ben al di là, coinvolgendo le sfere profonde, culturali e di coscienza dei duchi, dei sovrani della Famiglia Savoia e, dunque, a cascata, da essi si sono infuse nei membri delle loro corti e nei sudditi. Una vera e propria Societas Christiana venne a crearsi intorno al ducato prima e al regno subalpino dopo.
Fino ad oggi la Chiesa ha beatificato ufficialmente 6 esponenti di Casa Savoia: il beato Umberto III di Savoia, conte di Savoia; il beato Bonifacio di Savoia, monaco certosino e arcivescovo di Canterbury; la beata Margherita di Savoia, marchesa del Monferrato, monaca domenicana; beato Amedeo IX di Savoia, duca di Savoia, terziario francescano; beata Ludovica di Savoia; beata Maria Cristina di Savoia, regina della Due Sicilie.
Nell’ Index ac status causarum risultano in corso le cause della venerabile Maria Clotilde di Borbone, regina di Sardegna, terziaria domenicana e della serva di Dio Maria Clotilde di Savoia, principessa reale d’Italia, principessa imperiale di Francia, terziaria domenicana.
In seguito alla promulgazione, il 2 maggio 2013, del decreto su un miracolo ottenuto per intercessione della Regina delle due Sicilie, Maria Cristina di Savoia è stata beatificata nella Basilica di Santa Chiara a Napoli il 25 gennaio del 2014.


Autore:
Cristina Siccardi


Fonte:
www.radioromalibera.org


Note:
Comunicare notizie di grazie e favori a:
Postulazione della Causa
Via Santa Maria Mediatrice, 25
00165 Roma
e-mail: [email protected]

Per approfondire: Cristina Siccardi “«Sono Maria Cristina» La Beata regina delle Due Sicilie, nata Savoia” Ed. San Paolo

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Aggiunto/modificato il 2018-06-02

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