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> Home > Sezione V > San Valerico di Lauconne (Valerio di Leuconay) Condividi su Facebook Twitter

San Valerico di Lauconne (Valerio di Leuconay) Abate

1 aprile

Auvergne, Francia, 565 - Lauconne, Francia, 1° aprile 619 (o 12 dicembre 622)

San Valerico (Valery) nacque nel 565 nell'Auvergne, una regione montuosa del centro della Francia. La sua era una famiglia di umili pastori. Poco distante sorgeva un monastero benedettino in cui vi era uno zio e Valerico pensò a quel luogo come la dimora ideale per trascorrere in preghiera il resto della vita. Di nascosto dai genitori vi chiese asilo ma dovette subito lottare contro il padre che non si rassegnava a perderlo. Anche i monaci cercarono di persuaderlo a mutare idea ma, irremovibile, diede prova della propria vocazione. Era un modello di umiltà, bontà, mitezza, candore di vita. Per un assurdo controsenso questi doni fecero sì che per tutta la vita dovesse poi trasferirsi da un'abbazia ad un altra perché, giunto in un luogo, diffondendosi la fama della sua santità, era compromessa la tranquillità sua e dei confratelli. Testimoniò sempre il Vangelo andando incontro a coloro che ancora non conoscevano Gesù. Operò molte conversioni, risvegliò la fede sopita nei villaggi in cui predicava, tanto che si metteva poi mano alla costruzione di edifici sacri o alla ristrutturazione di quelli in abbandono. Valerico consumò tutta la propria esistenza al servizio della Chiesa con gli occhi rivolti sempre all'Altissimo. Una settimana prima di morire indicò ai fratelli il luogo in cui voleva che la nuda terra accogliesse il proprio stanco corpo mortale: sotto la quercia in cui amava maggiormente colloquiare con Dio. Le reliquie si trovano a Torino nel Santuario della Consolata nella cappella a lui dedicata. Il Martirologio Romano lo ricorda il 1° aprile, mentre presso la Consolata è festeggiato il 12 dicembre.

Patronato: Torino (compatrono)

Emblema: Bastone pastorale

Martirologio Romano: A Lauconne presso Amiens in Francia, san Valerico, sacerdote, che attrasse non pochi compagni alla vita eremitica.


San Valerico è compatrono della Città di Torino dai tempi dell'epidemia di peste del 1598, le sue reliquie erano venerate in città fin dai tempi in cui le portarono i monaci della Novalesa nel 906. Le vicende di questo santo francese ci portano nell’alto medioevo, quando monasteri e abbazie costituivano un riferimento non solo religioso, ma anche sociale, economico e politico.
Valerico (Walaricus in latino, Valéry in francese) nacque nel 565 nell'Auvergne, una regione montuosa del centro della Francia, in una famiglia di pastori. Adolescente, sentì forte il desiderio di imparare a leggere e scrivere, si fece così incidere le lettere dell’alfabeto su alcune tavolette di legno e, badando al gregge, imparò a memoria il Salterio. Partecipò in seguito in modo più attivo alle funzioni e sbocciò in lui il desiderio di farsi monaco. Non lontano da Issoire sorgeva il monastero benedettino di Autum (Autoingt) dove viveva un prozio e Valerico, pieno di fervore, nonostante la contrarietà del padre, chiese d’esservi accolto. Per sottrarsi alle pressioni dei genitori, si rifugiò in seguito ad Auxerre, nel monastero di Saint-Germain da poco fondato, dove, tra l’altro, divenne padre spirituale di Bolone, un nobile del luogo. Questi, spogliatosi dei propri averi, abbracciò la regola benedettina e divenne suo discepolo. A quel tempo i monaci potevano spostarsi con una certa libertà da un monastero all'altro e i due vollero incontrare un confratello irlandese la cui fama era diffusa in tutta Europa. Conobbero così san Colombano nel 594 a Luxeuil (Borgogna), un’abbazia in cui vivevano circa duecento monaci dove si stabilirono. Valerico ebbe l'incarico di ortolano, ma il suo carisma non tardò a manifestarsi e Colombano lo ammise alla professione dopo un noviziato eccezionalmente breve. Successivamente re Teodorico II d'Austrasia (parte nord-orientale del Regno Merovingio) allontanò Colombano da quel monastero per contrasti politici e per qualche tempo Valerico dovette sostituirlo. Magro e di alta statura, era severo con se stesso, ma mite con il prossimo. Con i novizi si dimostrò un maestro paziente e fervoroso nel trattare dell'amore di Dio. Tappa successiva fu il monastero di Fontaine, dove la saggezza gli valse l'amicizia del Re Teodorico. Valerico quindi, insieme ad un compagno di nome Valdoleno, partì per evangelizzare la Neustria (tra l’Aquitania e il Canale della Manica), come desiderato da Clotario II. Giunse fino ad Amiens: l'eloquenza e i miracoli gli ottennero numerose conversioni. Valerico però preferì la solitudine alla predicazione e su consiglio del vescovo Bercundo, scelse un sito solitario vicino al mare, alla foce del fiume Somme. In una boscaglia fondò un nuovo cenobio: questa località era detta Leuconaus. Presto la fondazione crebbe e San Valerico alternava la vita di contemplazione alla predicazione missionaria presso i villaggi vicini. Lottò contro i culti pagani e ad Eu fece rimuovere alcuni idoli. Le cronache inoltre ci riportano l'episodio di una guarigione miracolosa di un paralitico di nome Blitmondo (Berchond) che scelse poi di seguirlo nella vita contemplativa e sarà suo successore nella carica di abate. Ben presto il monastero Leuconaus si popolò di pellegrini e malati. Nel 613 il monastero, adottata la regola di san Colombano, si ingrandì  grazie all'aiuto di Re Dagoberto e divenne abbazia di Leuconay. Valerico, tuttavia, anelando alla vita eremitica, si ritirò presso una capanna in cima a Cap Hornu. Una settimana prima di morire disse di voler essere sepolto all’ombra della quercia dove amava colloquiare con Dio. Morì il 12 dicembre 622, aveva 57 anni.
La Bibliotheca Sanctorum, invece, indica il 1° aprile 619 come data della morte.
Qualche tempo dopo la cittadina venne chiamata Saint Valéry sur Somme.
Il Vescovo di Amiens Bertacundo (Berehund) si preoccupò che non venissero profanate le sacre spoglie. Blitmondo tentò con Angilberto di S. Riquier di portare le reliquie in chiesa, ma poterono estrarre solo un frammento che prese quest’ultimo. Nel 623, dati i pericoli del tempo, i monaci dovettero abbandonare l’abbazia. Blimondo si trasferì a Bobbio (Piacenza), ma ritornò a Leuconay nel 627 e riedificò il monastero. Il 1° aprile 628 fu costruita una prima cappella per custodire le reliquie di Valerico che divenne subito meta di pellegrinaggi. Il 1° aprile, in alcune biografie, è indicata come data della sua festa. Nei secoli successivi parte delle reliquie di SanValerico furono trasferite da Carlomagno presso l'abbazia di  Novalesa - grazie all’amicizia con l’abate Frodoino cui affidò il figlio Ugo – e all’abbazia di Corbie. Nell’859 e nell’891 Leuconay fu saccheggiata, ma la tomba di Valerico non venne violata. Nel 962 le spoglie del santo furono traslate da Arnolfo il Vecchio prima nell’abbazia di Montreuil e poi a Saint Bertin. Leggenda vuole che il santo apparisse in sogno a Ugo Capeto e gli promise di proteggerlo se il suo corpo fosse stato riportato a Leuconay. Così avvenne il 2 giugno 981 alla presenza dello stesso Capeto che sei anni più tardi divenne re di Francia. Fu allora che l’abate Ingebrammo di Saint Riquier compose alcuni inni in onore del Santo. Un affresco del sec. XVI, nella cappella abbaziale di Saint-Riquier, raffigura Valerico che appare ad Ugo Capeto predicendogli la corona. Nel 1197 re Riccardo Cuor di Leone disperse nuovamente i monaci e le reliquie furono trasferite a Caux, per ritornare un secolo dopo nuovamente a Leuconay.
Come leggiamo nel Chronicon Novaliciense - manoscritto nel 1060 circa – parte delle reliquie di Valerico furono – come detto - portate a Torino dai Benedettini in fuga dalla Novalesa. Un altro manoscritto contiene un Hymnus de sancto Walerico abate. I Benedettini, giunti a Torino,  si stabilirono presso la chiesa dei Ss. Andrea e Clemente, davanti alla Porta Segusina, oggi all’incrocio tra Via della Consolata e Via Garibaldi; nel 929 presero possesso della non distante Chiesa di Sant’Andrea che sarà poi l’odierno nostro santuario.
Nei secoli diverse furono le collocazioni dell’altare di S. Valerico, a seconda delle fasi di ampliamento della chiesa. Nell’edificio romanico era il primo nella navata di sinistra, presso il presbiterio.
La devozione dei torinesi verso S. Valerico raggiunse l'apice nel 1598, quando – come detto - fu eletto Compatrono cittadino. Proprio il 12 dicembre di quell'anno papa Clemente VIII con bolla ne approvò il culto. Di fatto era già venerato, gli Ordinati del Consiglio cittadino ne danno una prima menzione il 24 novembre 1450. Nel 1599 fu realizzato un nuovo altare di patronato municipale, l’anno successivo fu commissionata la pala ad Antonino Parentani come ex voto per la peste, trasferita nel 1765 nella parrocchia di san Cassiano di Grugliasco. Nel 1601 don Lorenzo Surio scrisse una biografia di Valerico. Il suo patrocinio venne nuovamente invocato, insieme a quello di S. Rocco, quando la peste tornò a mietere vittime. Nel 1679, nell’ambito della trasformazione guariniana del Santuario, a spese del Comune si ricollocò la cappella nell’aula ovale di S. Andrea, nel 1702 fu realizzata una nuova urna. Su disegni del Vittone, nel 1764, fu realizzato un nuovo altare in marmo - scultore Filippo Parodi, ornamenti di Ignazio Parrucca - in cui trovò posto il nuovo quadro di Francesco Bolgeri che presenta Valerico intercessore presso la Consolata per la Città. Felice Cervetti, negli stessi anni, realizzò i due quadri laterali: Processione tra gli appestati con l’urna di san Valerico e Donazione dell’altare di san Valerico. Il beato Giuseppe Allamano nel 1897 fece fare una ricognizione delle reliquie: furono riconosciuti la volta e 12 frammenti del cranio, 7 denti, una vertebra dorsale e vari frammenti ossei. Nel 1898, per il III centenario della proclamazione a compatrono, ci furono solenni celebrazioni, compresa l’intitolazione di una campana, collocata nell'imponente campanile romanico. Nel 1904 altare e reliquie di Valerico ebbero infine la collocazione attuale dopo la ristrutturazione del Santuario voluta dall’Allamano.
In Francia parte delle reliquie sono sopravvissute alla Rivoluzione Francese e sono oggi presso la parrocchia di St. Valery sur Mer. Nel 1870 fu edificata dai marinai della regione una cappella nel luogo in cui il Santo morì. Altre località portano il suo nome: Saint Valery en Caux, Osmoy-Saint-Valery e Saint Valery dans l’Oise.


PREGHIERA

O glorioso San Valerico, che per mirabile disposizione di Dio foste eletto a special protettore dei Torinesi nelle epidemie, dalle quali i nostri padri ricorrendo a Voi furono prodigiosamente liberati, continuate anche a noi la vostra protezione nelle tante miserie che ci affliggono. Liberateci dai mali del corpo e più ancora da quelli dell’anima. Dissipate lo spirito d’indifferenza e d’incredulità che offusca le menti e inaridisce i cuori di tanti nostri fratelli, e fate che fiorisca tra noi quello spirito di fede e di pietà che è l’unico sollievo e conforto nelle sventure e fonte di gaudio per l’eternità. Amen.


Autore:
Daniele Bolognini


Fonte:
Il Santuario della Consolata, n.4/2019

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Aggiunto/modificato il 2020-01-11

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