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Beato Valerio Traiano Frenţiu Vescovo e martire

11 luglio

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Resita, Romania, 25 aprile 1875 – Sighetul Marmaţiei, Romania, 11 luglio 1952

Valeriu Traian Frenţiu nacque il 25 aprile 1875 a Reşita, in Romania. Dopo gli studi teologici compiuti a Budapest, fu ordinato sacerdote il 28 settembre 1898. A trentasette anni fu nominato vescovo ausiliare della diocesi di Lugoj. Il 25 febbraio 1922 fu eletto vescovo di Oradea e, nel 1941, divenne amministratore apostolico della diocesi di Făgăraş e Alba Iulia, mantenendo il precedente incarico. Arrestato a Oradea il 28 ottobre 1948, fu imprigionato a Dragoslavele, quindi nel monastero ortodosso di Căldăruşani, infine nel penitenziario di Sighetul Marmaţiei. Morì in quel luogo, precisamente nella cella 44, l’11 luglio 1952, assistito dagli altri vescovi prigionieri con lui. I suoi resti mortali vennero sepolti nel cosiddetto cimitero dei poveri di Sighetul Marmaţiei ed è stato impossibile identificarli. Monsignor Frenţiu è stato inserito nella causa di beatificazione che comprendeva in tutto sette vescovi morti dal 1950 al 1970, durante la persecuzione religiosa portata avanti in Romania dal regime comunista. La beatificazione dei sette vescovi è stata fissata a domenica 2 giugno 2019, durante il Viaggio Apostolico in Romania di papa Francesco. La loro comune memoria liturgica è fissata al 2 giugno.



Valeriu Traian Frenţiu nacque il 25 aprile 1875 a Reşiţa, nel distretto di Caraş-Severin, in Romania. Suo padre Ioachim era sacerdote greco-cattolico, mentre sua madre si chiamava Rozalia Demeter. Ricevette il Battesimo e la Cresima il 23 maggio dello stesso anno.
Frequentò le elementari nella sua città e le superiori a Blaj, dove, nel 1894, superò l’esame di maturità presso il Liceo San Basilio Magno. Fu poi inviato dall’eparchia (ossia dalla diocesi) di Lugoj al Seminario centrale di Budapest, per gli studi teologici, che seguì dal 1894 al 1898. Fu ordinato sacerdote celibe a Lugoj il 20 settembre 1898. Approfondì gli studi presso l’Augustinaeum di Vienna, dove ottenne, nel 1902, il dottorato in Teologia.
Tornato in patria, operò nell’eparchia di Lugoj svolgendo vari compiti in Curia, come quello di archivista presso la cancelleria eparchiale. Nel 1904 fu nominato protopope (titolo che nella Chiesa latina corrisponde a quello di arciprete) di Cugir. Otto anni più tardi, nel 1912, divenne vicario foraneo di Hațeg.
Il 4 novembre 1912, a trentasette anni, fu nominato vescovo di Lugoj. La sua ordinazione episcopale avvenne il 14 gennaio 1913, nella cattedrale di Blaj. Ordinò ai sacerdoti di celebrare quotidianamente la Divina Liturgia (corrispondente alla Santa Messa nella Chiesa latina) e di predicare la domenica. Più che col prossimo, però, era esigente con se stesso.
Il 25 febbraio 1922 fu poi trasferito alla sede episcopale di Oradea, dove, il 3 maggio dello stesso anno, fece il suo ingresso solenne. Curò particolarmente il Seminario, che grazie a lui divenne Accademia Teologica. Chiamò nel suo territorio i Frati Minori Conventuali, i Fratelli delle Scuole Cristiane, i Padri Agostiniani dell’Assunzione e le Suore Oblate dell’Assunzione.
Molto devoto alla Vergine Maria, fece in modo che i santuari di Zălău e Dragěsti diventassero centri di pellegrinaggio, dato che il monastero di Máriapócs era ormai in territorio ungherese, dopo la prima guerra mondiale.
Il 30 agosto 1940, il Secondo Arbitrato (o Diktat) di Vienna obbligò la Romania a cedere all’Ungheria la parte settentrionale della Transilvania, che comprendeva quasi tutto il territorio della diocesi di Oradea. Monsignor Frenţiu, a quel punto, decise di risiedere a Beiuș, che era ancora dentro i confini della Romania.
L’eparchia di Oradea fu quindi affidata al vescovo di Cluj-Gherla, monsignor Iuliu Hossu, come amministratore apostolico. Monsignor Ioan Suciu, che nel 1940 era stato nominato vescovo ausiliare, rimase a Oradea.
Dopo la morte del Metropolita di Romania Alexandru Nicolescu, avvenuta nel 1941, monsignor Frenţiu fu nuovamente trasferito, diventando amministratore apostolico dell’eparchia di Făgăraş e Alba Iulia, che resse per l’intero periodo della seconda guerra mondiale, restando allo stesso tempo vescovo di Oradea.
Nel 1947 fece ritorno a Oradea, il cui territorio, dopo la guerra, era tornato a far parte della Romania. Nel 1948 fu nominato arcivescovo “ad personam” (vale a dire che aveva ottenuto quel titolo anche se la sua diocesi non era un’arcidiocesi) da papa Pio XII.
In quegli anni, però, la Chiesa greco-cattolica romena unita con Roma si stava preparando a una dura persecuzione. Il regime comunista in vigore in Romania, infatti, mirava a smantellare la sua organizzazione, facendola confluire nella Chiesa ortodossa, la quale non aveva però parte in quel progetto. Monsignor Frenţiu guidò la resistenza dei fedeli confrontandosi apertamente con le autorità, reclamando, come i suoi confratelli vescovi, la libertà religiosa.
Fu arrestato nella notte tra il 28 ottobre 1948, nelle stesse ore in cui venivano catturati anche gli altri vescovi. Venne portato prima nella villa del patriarca ortodosso di Dragoslavele, nella quale era stato organizzato un campo di prigionia. Nel febbraio 1949, insieme agli altri sei vescovi, venne trasferito al monastero di Căldăruşani, anche quello diventato luogo di prigionia.
Nel 1950 fu nuovamente trasferito, nel penitenziario di Sighetul Marmaţiei. Lì si ammalò gravemente, ma non ricevette cure mediche adeguate. Gli altri vescovi fecero di tutto perché non venisse portato “all’ospedale”, ossia a morire in una cella d’isolamento, come accadeva ai detenuti in fin di vita.
Si spense tra le 5 e le 6 di mattina dell’11 luglio 1952, mentre gli altri vescovi, inginocchiati accanto al suo letto nella cella 44, pregavano per lui. Nella notte del 12 luglio fu sepolto nel cimitero dei poveri di Sighetul Marmaţiei.
Il luogo esatto della sepoltura è rimasto sconosciuto, ma nella cripta della cattedrale di Oradea, nel punto in cui avrebbe dovuto esserci la sua tomba accanto a quella degli altri vescovi del luogo, è stato deposto un pugno di terra proveniente dal cimitero di Sighetul Marmaţiei.
Il 28 gennaio 1997 la Santa Sede ha concesso il nulla osta per l’avvio della comune causa di beatificazione e canonizzazione di monsignor Frenţiu e degli altri sei vescovi greco-cattolici morti negli anni del regime comunista in Romania.
Il processo eparchiale (ossia diocesano) per il riconoscimento del loro martirio è iniziato il 16 gennaio 1999 a Blaj e si è concluso il 10 marzo 2009. Il 7 novembre dello stesso anno sono stati aperti i plichi della relativa documentazione, convalidata col decreto del 18 febbraio 2011. Dopo sette anni di lavori, nei quali sono emerse altre testimonianze d’archivio, è stato possibile ultimare la “Positio super martyrio”, consegnata nel 2018.
Il 19 marzo 2019, ricevendo in udienza il cardinal Giovanni Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui i sette vescovi venivano ufficialmente dichiarati martiri. La loro beatificazione è stata fissata a domenica 2 giugno 2019, nel corso del Viaggio Apostolico in Romania dello stesso Pontefice. La comune memoria liturgica è fissata al 2 giugno, anniverario della beatificazione.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2019-06-02

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