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Beato Albert Joubert Sacerdote e martire

28 novembre

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Moba, Rep. Dem. del Congo, 21 novembre 1908 – Fizi, Rep. Dem. del Congo, 28 novembre 1964

Albert Joubert, nato nell’attuale Repubblica Democratica del Congo, fu ordinato sacerdote il 6 ottobre 1935. Si spinse fino nelle missioni più distanti, con l’ansia di portare il Vangelo a tutti. Perseguitato dai ribelli Simba, si rifugiò a Fizi, presso il Saveriano padre Giovanni Didonè: con lui condivise due mesi di ministero e la morte, avvenuta per mano di Abedi Masanga, un capo ribelle, il 28 novembre 1964. Nello stesso giorno, alcune ore prima, lo stesso capo aveva ucciso altri due Saveriani, fratel Vittorio Faccin e padre Luigi Carrara. Il processo diocesano della causa di beatificazione congiunta per i tre Saveriani e l’abbé Joubert si è svolto dal 13 novembre 2016 al 29 novembre 2017 nella diocesi di Uvira. Il 14 dicembre 2023 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sul martirio, aprendo la via alla loro beatificazione. I resti mortali dell’abbé Albert Joubert e di padre Giovanni Didonè riposano nella chiesa nuova di Fizi, nella medesima tomba.



Famiglia e primi anni
Albert Joubert nacque a St Louis de Mrumbi, oggi Moba, nell’attuale Repubblica Democratica del Congo, il 21 novembre 1908. Nelle prime documentazioni su di lui, il suo nome era erroneamente dichiarato essere Athanase: ricerche successive hanno appurato che, invece, quello era il nome di un suo fratello.
Suo padre, il capitano Louis Léopold Joubert, era nativo di Nantes in Francia; aveva militato nell’esercito francese e tra gli Zuavi pontifici. Era stato inviato, nel 1890, da monsignor Charles Lavigerie, fondatore dei Padri Bianchi e poi cardinale, per proteggere le carovane dei missionari dai mercanti di schiavi.
Divenne naturalizzato congolese dopo aver sposato, nel 1888, Agnès Atakae, congolese di nascita. La coppia ebbe dieci figli, tutti educati nei valori cristiani: due morirono in tenera età e altrettanti, ovvero Albert e Jean, che erano anche gli ultimi in ordine di nascita, divennero sacerdoti.
Albert trascorse i primi tre anni di vita nel suo villaggio natale, finché il flagello della malattia del sonno non obbligò tutti gli abitanti a trasferirsi a Sainte Marie (oggi Misenge), vicino Baudoinville (Kirungu), a otto chilometri di distanza.

La vocazione
Albert ricevette il Sacramento della Confermazione il 13 giugno 1915, in quella che era la prima cattedrale del Congo, a due chilometri da casa sua. Dopo aver frequentato la scuola primaria, entrò nel Seminario minore di Lusaka, a circa cinquanta chilometri da Baudoinville; aveva dodici anni.
Nello stesso anno, il 6 giugno 1920, papa Benedetto XV beatificò Carlo Lwanga e i suoi compagni, martiri dell’Uganda, poi canonizzati nel 1964. Il Vicario apostolico dell’Alto Congo, monsignor Victor Roelens, presentò l’esempio del giovane paggio e dei suoi compagni ai seminaristi: il loro coraggio e la loro fedeltà a Cristo ebbero facile presa nell’animo di Albert.

Verso il sacerdozio
Nel suo cammino verso l’ordinazione sacerdotale, il giovane lavorò molto sul suo carattere, per renderlo umile e discreto. Tutti lo conoscevano come il figlio del capitano Joubert, ma a lui non interessavano gli onori e puntava a crescere nell’obbedienza e nella disponibilità.
Dopo il passaggio al Seminario maggiore, avvenuto il 23 novembre 1925, non lasciò più la veste sacerdotale, che per lui era un aiuto esteriore a vivere con dignità il dono del sacerdozio. Ricevette quindi la tonsura il 17 novembre 1928, poi gli Ordini minori: ostiariato, il 16 novembre 1929; lettorato ed esorcistato, il 21 novembre 1931; accolitato, il 6 gennaio 1933.
Prima degli Ordini maggiori, compì un anno di tirocinio a Lusaka, impegnandosi nella Missione di San Giacomo, nel Seminario minore e nelle scuole. Fu quindi ordinato suddiacono il 3 febbraio 1935, insieme ad altri quattro confratelli coi quali, il 19 maggio 1935, divenne diacono. Il sacerdozio gli fu conferito il 6 ottobre dello stesso anno.

Attività missionaria
L’abbé Joubert si rese subito disponibile a partire per le missioni più distanti. La sua prima destinazione fu Kasongo, a 750 chilometri di distanza da Baudoinville; vi rimase fino al 1937, quando fu destinato a Kala, dove restò fino al 1941. Fu quindi inviato a Lusaka (1941-45), Moyo (1945-53) Kabambare (1953-56), Kibangula (1956-57), di nuovo a Moyo (1957-58), Mungombe (1958-63), Kibanga e Fizi (1964).
Per incontrare le popolazioni dei villaggi più distanti, percorreva intere giornate di cammino, così da portare loro i Sacramenti e formare ed incoraggiare i catechisti. Anche quando gli venne assegnato l’incarico d’insegnante nei Seminari minori di Lusaka e Mungombe, nei tempi forti si metteva a disposizione per aiutare i confratelli nelle incombenze del ministero.

I simboli del suo servizio
Il suo servizio può essere rappresentato attraverso alcuni simboli. Anzitutto, la Bibbia: la Parola di Dio era la luce a cui attingeva le sue decisioni e la sua vita di preghiera, regolare e costante. Poi la penna, segno della sua cura per l’educazione, esercitata anche come maestro nei villaggi dove fu inviato: credeva infatti che l’educazione fosse la base di ogni sviluppo.
Per rallegrare le ricreazioni dei suoi studenti, spesso suonava la chitarra, esprimendo con la musica la sua gioia di vivere in comunione con i fratelli. Infine, la Croce, sempre presente nella sua vita, dalla fuga dal villaggio nativo fino alla sua morte.

Perseguitato dai ribelli Simba
La sua azione missionaria non era gradita ai ribelli detti Simba: d’ispirazione comunista, avversavano apertamente la libertà portata dai missionari tramite il Vangelo. Un giorno, un gruppo di Simba andò a cercare a Kibanga l’abbé Joubert: lo prelevarono e lo torturarono per una quindicina di giorni, poi lo trasportarono a Fizi, dove fu liberato. Il loro astio era causato dal fatto che lui, pur essendo di colore, aveva aderito alla nuova religione importata dai “bianchi”.
In quel luogo venne accolto da padre Giovanni Didonè, dei Missionari Saveriani, che aveva scelto di restare nonostante fossero sempre più frequenti le catture e i massacri di sacerdoti e religiosi. Per due mesi, condivise il ministero insieme a lui.

La morte
Il clima contro i missionari s’inasprì: i ribelli li accusavano di tenere nascosta la “fonì”, ossia la radio trasmittente, con la quale, secondo loro, trasmettevano informazioni ai soldati dell’esercito. Il 28 novembre 1964 alcuni Simba, guidati da Abedi Masanga, uccisero a Baraka due Saveriani: il religioso fratello Vittorio Faccin e padre Luigi Carrara.
La sera stessa, si mossero in direzione di Fizi: fu quindi il turno di padre Giovanni Didonè, colpito in piena fronte da una pallottola. L'abbé Joubert ebbe appena il tempo di accorgersi dell’accaduto, quando anche lui venne colpito: cadde morto a due metri da padre Didonè, a pochi passi dalla casa dei religiosi.

Il processo di beatificazione
I padri Saveriani hanno sempre considerato come martiri i loro confratelli e l’abbé Joubert. La prima sessione del processo per accertare il loro effettivo martirio in odio alla fede si è svolta il 13 novembre 2016, ottenuto nello stesso anno il nulla osta, presso la diocesi di Uvira, sotto la quale si trovano Baraka e Fizi. L’ultima sessione, invece, è stata celebrata il 29 novembre 2017.
Il 14 dicembre 2023, ricevendo in udienza il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sul martirio dei tre Saveriani e dell’abbé Joubert, aprendo la via alla loro beatificazione.
Le spoglie mortali dell’abbé Albert Joubert riposano nella chiesa nuova di Fizi, nella medesima tomba in cui si trovano quelli di padre Giovanni Didonè.


Autore:
Emilia Flocchini

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Aggiunto/modificato il 2023-12-14

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